
I ricercatori hanno incluso 50 giovani donne sane con sovrappeso assegnandole in modo casuale a
(1) una dieta chetogenica senza alcuna restrizione sull'assunzione di energia,
(2) una dieta mediterranea chetogenica a basso consumo energetico e
(3) una dieta mediterranea a ridotto contenuto energetico per 10 giorni.
Per testare l'appetito è stata utilizzata una scala analogica visiva e sono stati eseguiti un test dell'umore e due compiti cognitivi (memoria di lavoro e controllo dell'inibizione). Inoltre, sono stati misurati la composizione corporea, la glicemia a digiuno e il β-idrossibutirrato (BHB).
E’ stata rilevata una correlazione positiva tra glicemia e appetito (P = 0,019), punteggio di insoddisfazione (P = 0,001) e desiderio di mangiare (P = 0,030) (livelli pre e postdieta).
I livelli di BHB post-dieta hanno mostrato una correlazione positiva con il punteggio di pienezza (P = 0,002) e una correlazione negativa con l'appetito (P = 0,022) e il desiderio di mangiare (P = 0,009). È stata trovata una correlazione positiva tra i livelli di glicemia e i tempi di reazione nei go-trial del test di funzione esecutiva (P = 0,018).
Quindi, le diete chetogeniche, rispetto a una dieta mediterranea, hanno un effetto maggiore in termini di riduzione dell'appetito.